Gutenberg e il libraio Schulz

“Realizzata a Magonza, 1453, nell’officina tipografica di Johannes Gutenberg (coadiuvato dall’incisore Peter Schoffer), la bibbia di Gutenberg è il primo libro stampato in Europa con la tecnica dei caratteri mobili. Quaranta copie furono stampante su pergamena, 140 su carta di canapa, importata dall’Italia.  Il lavoro si protrasse per tre anni, concludendosi nel 1455. Dei 180 esemplari originali 48 si sono conservati interamente, alcune pagine sciolte sono presenti in diversi musei in tutto il mondo. La Bibbia a 42 linee del 1455 circa è uno dei libri più preziosi al mondo. Il valore di un esemplare si aggira sui 10 milioni di dollari. 

L’orafo Johannes Fust prestò personalmente a Gutenberg 1600 fiorini olandesi in due tranche da 800 a distanza di due anni l’una dall’altra. Gli esperimenti portarono frutto.  La prima copia venne ultimata il 23 febbraio del 1455, esattamente 562 anni fa. Ma sul profilo economico la stampa era lenta, ci vollero tre anni per pubblicare 180 copie. Fust citò in giudizio Gutenberg per riavere il suo prestito, vinse la causa entrò in possesso della tipografia guadagnandoci molto. 

La storia della prima stampa riassume il miracolo tedesco di oggi. Al centro la meccanica di precisione, cuore dell’economia del Paese. Una cultura, quella protestante, incentrata sul lavoro. Poi un prodotto che dura nel tempo, esportabile. La Germania ha chiuso il 2016 con un record di surplus commerciale, oltre 250 miliardi, più del 9% del Pil. Il primo partner commerciale sono diventati da quest’anno gli Usa scalzando il legame storico con la Francia. Ma questo è il passato. Con le elezioni in agenda a settembre alla guida del Paese potrebbe arrivare Martin Schulz, libraio tedesco, per 22 anni parlamentare europeo dove ha guidato i socialisti. Un passato travagliato, Schulz ha vissuto un periodo di alcolismo a seguito di un infortunio al ginocchio che bloccò la sua carriera calcistica. Ma questo lo rende ancora più amato dai tedeschi.

 Schulz sta polverizzando Angela Merkel con 11 punti di vantaggio nei sondaggi e un programma che promette di risolvere il nodo dei working poor, lavoratori che per arrivare a fine mese hanno bisogno di un doppio impiego. Schulz promette di stravolgere l’agenda Schroeder del 2010. “Il 40% dei contratti di 25-35enni sono a tempo, non può essere questa la nostra offerta per i giovani”, ha dichiarato. Ma la forza dei tedeschi non è il programma di Schulz. La spread politico, che è diventato anche finanziario tra i governativi tedeschi e francesi ai massimi, è giustificato dal fatto che comunque vadano a finire le elezioni in Germania sia Schulz che la Merkel sono convinti europeisti e lo scenario più probabile è la Grosse Koalition. In Francia, Marine Le Pen, distanzia i suoi avversari nei sondaggi e lo spread sale ai massimi. Il “flight to quality”, la ricerca degli investimenti con bassi rischi, ha portato i rendimenti dei bond tedeschi a due anni ai minimi di sempre -0,9%. A questo movimento uniteci quello sui decennali americani sostenuti anche dall’inflazione e il gioco è fatto. Da novembre ad oggi il valore dei bond globali è sceso di 2mila miliardi.

 

Da un record all’altro.

 

Se schizzano i rendimenti obbligazionari (con l’inflazione Usa al 2,5%, massimi degli ultimi 5 anni) volano anche i mercati azionari. Tripletta per Wall Street con S&P500, Nasdaq e Dow Jones che aggiornano i record storici.

Dopo Apple anche Goldman Sachs ha segnato nuovi massimi di sempre con una capitalizzazione sopra i 100 miliardi.  Donald Trump è il migliore amico delle banche Usa. Dall’8 novembre il settore ha guadagnato il 28%. La Deregulation del comparto promessa dal neo presidente ha un valore enorme, smantellare i sistemi di controllo e antiriciclaggio spostandoli dalle banche alle autorità permetterebbe, dicono gli interessati, risparmi per 8 miliardi l’anno. Sono regole difficili da applicare. Nel 2013 le banche inviarono alle diverse autorità un milione di rapporti. La banca deve indagare su ogni sospetto. Hsbc nel 2013 pagò 1,9 miliardi di multa per non aver allertato le autorità su movimenti sospetti dei trafficanti messicani. JP Morgan pagò 2,4 miliardi sulle frodi di Bernie Madoff. Deustche Bank e Credit Suisse 12,4 miliardi sui mutui. Goldman Sachs ha rispolverato il suo vecchio soprannome Government Sachs: a Trump ha prestato il Segretario al Tesoro Steve Mnuchin, il consigliere Stephan Bannon e il suo ex numero due Gary Cohn.

I record però non sono solo a stelle e strisce. La Russia è diventato il primo produttore di greggio al mondo, scalzando l’Arabia Saudita. Mosca ha prodotto 10,49 milioni di barili al giorno a dicembre, l’Arabia Saudita “solo” 10,46 milioni di barili al giorno. La corsa del rublo ai massimi dal 2015 su euro e dollaro è stata fermata dalle dichiarazione della Banca Centrale, preoccupata dal riaccendersi dell’inflazione.

In Europa lo Stoxx 600 è sui massimi dal dicembre 2015. Bene anche il Brasile con il Bovespa che è ritornato ai livelli del 2012. I record sono anche negativi con la Grecia che vede il suo reddito pro-capite crollare a circa 18mila euro nel 2016 dai 32,2mila del 2008.

Siamo fondamentalisti; a guidarci sono i numeri: il rally della Borsa Usa è giustificato ma il taglio fiscale vale un rialzo degli utili tra il 7 e il 10%. Il calo dei bond ha richiamato l’interesse sulle azioni. Ora gli spazi si sono ristretti mentre gli asset interessati si trovano sia sulle valute che sulle obbligazioni. La periferia europea può stupire con dati macro sopra le attese. Al di là dei programmi elettorali infatti sia in Europa che in Usa che Asia si registrano solidi indicatori economici.