La separazione

«Non esiste separazione definitiva finché esiste il ricordo»

Citazione tratta da Paula di Isabel Allende

Lunedì 28 ottobre 2019 è una data da ricordare. Perché è stato il giorno in cui c’è stato il passaggio di consegne alla Banca Centrale Europea tra il presidente Mario Draghi e l’erede Christine Lagarde. Ma, per dirla con Isabel Allende, non sarà una «separazione definitiva» se l’ex direttore del Fondo Monetario Internazionale manterrà vivo il «ricordo» del suo predecessore. E così sembra perché Lagarde ha fatto sapere di non voler disperdere il lavoro fatto da Draghi, e rivolgendosi direttamente ha detto: «La tua eredità è averci insegnato a eccellere e a superare le attese».

E anche il banchiere italiano non si è risparmiato nel lusingare il suo successore, dichiarando che lasciare la BCE è più facile sapendo che «è in buone mani». Draghi ha anche tracciato un bilancio del proprio operato: «Oggi ci sono 11 milioni di persone occupate in più in Europa, la popolarità dell’euro è ai suoi massimi livelli e i politici dicono che la moneta unica è irreversibile». E poi ha aggiunto: «È davanti agli occhi di tutti che ora è il momento di più Europa, non meno», sottolineando che «noi europei dobbiamo prendere il nostro destino nelle nostre mani».

Settimana scorsa, invece, Draghi aveva difeso le decisioni annunciate quest’estate, soprattutto la scelta di puntare sul Quantitiative Easing che partirà il 10 novembre: «Purtroppo, tutto ciò che è accaduto dalla decisione di politica monetaria di settembre ha mostrato abbondantemente che la nostra determinazione ad agire tempestivamente era giustificata». Sempre settimana scorsa, la BCE ha confermato i tassi di interesse ai livelli attuali: quello principale rimane a zero, quello sui prestiti marginali allo 0,25% e quello sui depositi a -0,50%.

Sul fronte M&A, invece, gli operatori guardano a FCA e Peugeot. I consigli di amministrazione dei due gruppi hanno deciso di «lavorare a una piena aggregazione dei rispettivi business tramite una fusione paritetica (50/50). Entrambi i consigli hanno dato mandato ai rispettivi team di portare a termine le discussioni per raggiungere nelle prossime settimane un Memorandum of understanding vincolante».

I mercati intanto continuano a seguire le novità in arrivo dalla Gran Bretagna, dove prosegue la lotta tra chi vuole una separazione definitiva dall’UE e chi no. Il premier, l’euroscettico Boris Johnson, è riuscito a far approvare le elezioni anticipate dopo l’ulteriore rinvio della Brexit, che avrebbe dovuto essere effettiva tra oggi e domani, fino a un limite massimo fissato al 31 gennaio 2020. I cittadini torneranno quindi alle urne il prossimo 12 dicembre. Le elezioni serviranno a fare chiarezza sulla Brexit? Difficile dirlo, perché Johnson punta a portare a casa la maggioranza assoluta dei seggi ma l’impresa è tutt’altro che scontata. Il rischio è che ne esca un parlamento ancor più frammentato.

Altra questione di primaria importanza per gli operatori è la disputa commerciale Stati Uniti e Cina. Le rispettive delegazioni avrebbero trovato un compromesso su alcune parti della cosiddetta “fase uno” dell’intesa, come annunciato dall’Ufficio del Rappresentante al commercio Robert Lighthizer. «Le due parti – si legge in una nota – hanno fatto progressi su questioni specifiche per finalizzare alcune sezioni dell’accordo».

Lighthizer e il segretario al Tesoro, Steve Mnuchin, hanno avuto un confronto telefonico con il vice premier cinese Liu He. L’accordo dovrebbe essere firmato dal presidente USA Donald Trump e dal suo omologo asiatico Xi Jinping al vertice Apec (Asia-Pacific Economic Cooperation), che si terrà in Cile il 15-16 novembre. Anche l’inquilino della Casa Bianca ha contribuito ad alzare le aspettative dei mercati con le sue dichiarazioni. Prima di partire per la South Carolina per un comizio elettorale, ha infatti detto che «molte cose buone stanno accadendo con la Cina». L’accordo, stando alle dichiarazioni rilasciate da Trump a inizio mese, dovrebbe includere alcuni tra i temi più spinosi: proprietà intellettuale, servizi finanziari e l’acquisto di 40-50 miliardi di dollari di prodotti agricoli.